a cura di Ufficio Comunicazione
Le Politiche Attive del Lavoro (#PAL) costituiscono uno dei principali strumenti per cercare di governare i cambiamenti a cui è sottoposto il mercato del lavoro in funzione di diversi fattori quali globalizzazione, innovazione tecnologica, cicli economici e, dall’altro lato, cercare di armonizzare a livello sistemico la frammentazione delle prestazioni lavorative , la disoccupazione di lunga durata, le transizioni dallo stato di disoccupazione a quello di occupazione e favorire la transizione scuola/lavoro.
Tutto questo implica una visione strategica che assicuri il funzionamento e l’organizzazione dei servizi pubblici per l’impiego.
L’aspetto della governance è una prerogativa pubblica, tuttavia dal punto di vista dell’erogazione dei servizi ci sono esperienze significative di esternalizzazione che hanno dato risultati positivi tanto da essere ormai realtà consolidate (si pensi al Regno Unito o ai Paesi Bassi).
Al fine di un confronto approfondito sui modelli di cooperazione tra servizi pubblici e privati, la Commissione Europea, nell’ambito della rete dei Servizi Pubblici per l’Impiego (d’ora in avanti PES Network), ha promosso una serie di incontri e studi dedicati alle tipologie di servizi da esternalizzare, modelli di pagamento, sistemi di monitoraggio e misurazione delle performance.
La situazione Italiana.
In Italia lo sviluppo dei servizi per il lavoro è piuttosto modesto se paragonato ai principali Paesi europei, sia per quanto riguarda i soggetti pubblici che quelli privati.

Dall’Indagine conoscitiva sul funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego in Italia e all’estero presentata dall’Istat nel 2018 all’11ª Commissione “Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale ”del Senato della Repubblica, emerge chiaramente come solo il 2,4% dei cittadini che si rivolge ai centri per l’impiego riesce a trovare un’occupazione.
Tale quota scende ulteriormente all’1,8% nelle regioni del Nord, mentre è più elevata nel Mezzogiorno (2,8%) ed al Centro (3,0%).
L’attuazione delle politiche, come recentemente ribadito dall’OCSE, passa necessariamente attraverso il potenziamento della rete dei servizi per il lavoro, inclusa la cooperazione con le agenzie per il lavoro private che rappresentano una parte rilevante della rete, con circa 2.500 sportelli diffusi su tutto il territorio nazionale.
Le novità introdotte dal RdC.
Tuttavia le recenti novità introdotte dal Reddito di Cittadinanza nel nostro ordinamento non hanno tenuto conto di questa opzione, preferendo potenziare il ruolo e l’organico dei CPI. Una scelta su cui per ora è impossibile fare una valutazione, ma che ha destato più di una perplessità tra gli addetti ai lavori considerati i risultati positivi delle Agenzie per il Lavoro.
In questo speciale di JoBlog proveremo a guidarvi tra i principali modelli europei di politiche attive del lavoro, soffermandoci su 4 modelli: Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, grazie agli studi della banca dati Anpal DOCUMENTA; per concludere ci occuperemo della situazione italiana.