Il modello britannico si basa su una commistione tra pubblico e privato: al primo è affidata la funzione primaria di screening dell’utenza e di prima assistenza ai lavoratori disoccupati, mentre agli operatori privati specializzati affida la funzione di intermediazione delle categorie di disoccupati di lungo periodo e delle persone maggiormente “distanti dal mercato del lavoro”, finanziando tali attività con risorse pubbliche. Ai privati è permesso partecipare in virtù dell’aggiudicazione di specifici bandi di gara per l’affidamento di servizi – Contracted Employment Provision– i cui criteri sono piuttosto rigidi e selettivi.
Il principale schema di welfare-to-work è il Work Programme ed è stato introdotto nel 2011; rientrava in un programma d’azione la cui scadenza indicata era il 2015.
Il provvedimento ha permesso l’individuazione dei c.d. prime provider, che hanno erogato direttamente i servizi previsti dal WP o subappaltandoli entro le 18 aree in cui è stato suddiviso il territorio, pur rimanendo i soli responsabili nei confronti del Department of Work and Pensions (DWP).
La seconda fase è iniziata nel 2016 ed ha previsto un allungamento della durata dei contratti di ulteriori due anni, introducendo degli aggiustamenti e una riduzione nel numero dei provider.

Dall’introduzione nel 2011 del Work Programme ad oggi, il contesto delle politiche del lavoro e del welfare è cambiato. Nel 2011 in una situazione di crisi economica globale il Regno Unito registrava un tasso di disoccupazione pari all’8% contro il più recente 3,9% (ultimo trimestre 2018), mentre sale il numero di richiedenti sussidio di disoccupazione, pari a 1,039 milioni di persone di febbraio 2019 a fronte di 806.100 nell’ottobre 2017
Il Work and Health Programme.
La mutata situazione del mercato del lavoro ( che vede un tasso di disoccupazione ai minimi storici e, soprattutto, la riduzione di quella di lunga durata) ha spinto il Department of Work and Pensions a rimodulare la spesa relativa ai programmi per l’occupazione, focalizzando l’attenzione sui disoccupati da oltre due anni (indipendentemente dal fatto che abbiano beneficiato di qualche forma di sussidio o non ne abbiano più titolo), nonché sui disabili e alle persone con precarie condizioni di salute affinché possano rimanere o rientrare nel mercato del lavoro.
Per soddisfare questi criteri, a novembre 2017 è stata introdotta una nuova azione denominata Work and Health Programme (WHP) che riprende alcune delle caratteristiche del Work Programme e del Work Choice (il programma di supporto all’occupabilità dei lavoratori disabili) terminato nel 2017.
Gli aspetti chiave.
Gli aspetti chiave del nuovo Programma riguardano essenzialmente:
- l’aumento degli inserimenti lavorativi al fine di facilitare l’integrazione di coloro che sono in grado di lavorare in posti di lavoro sostenibili;
- una maggiore integrazione tra i servizi di Jobcentre Plus con i servizi sanitari e quelli erogati dagli enti locali;
- la fornitura del supporto specialistico da parte dei provider ai partecipanti al WHP attraverso un approccio olistico volto a superare le barriere all’occupazione che si riflettono in tassi più elevati di inattività e di disoccupazione a lungo termine;
- work coach come strumento fondamentale di valutazione e per avvicinare al programma i soggetti ammissibili e disponibili a partecipare.

Le linee guida impongono che i provider dimostrino di possedere la personalizzare i servizi rispetto a quella dei servizi locali, il collegamento con imprese nazionali o locali, il collegamento con i servizi sociali locali e infine la capacità di affrontare in maniera organica ed olistica i multipli svantaggi e gli ostacoli dati dall’inserimento lavorativo di una platea di beneficiari molto fragile.
La Brexit e l’FSE.
C’è un aspetto che diviene di particolare interesse vista la vicenda BREXIT: i servizi erogati dai provider privati sono finanziati attraverso il Fondo Sociale Europeo e di conseguenza sono tenuti a rispettare gli standard imposti dal FSE (inclusi il sistema di monitoraggio e la rendicontazione).
I risultati devono essere conseguiti e documentati in 4 settimane dal primo colloquio, facendo emergere una modifica della condizione dell’assistito in termini di occupazione, incluso l’autoimpiego, l’inserimento in un corso di formazione, il raggiungimento di una qualifica o l’acquisizione di competenze di base.