a cura di Ufficio Comunicazione
Ci siamo già occupati in passato su JoBlog dello smart working, ovvero la possibilità di svolgere il proprio lavoro anche se non fisicamente presenti sul luogo di lavoro.
In genere viene associato alle mansioni d’ufficio, i cosiddetti colletti bianchi, ma è solo la punta dell’iceberg.
L’approvazione della Legge n. 81/2017 sul lavoro agile ha certamente dato un forte impulso allo sviluppo di questa nuova forma di lavoro, in assenza di vincoli orari o spaziali, organizzata per fasi, cicli e obiettivi e di utilizzo di strumenti tecnologici per un’attività lavorativa non necessariamente svolta all’interno del proprio classico posto di lavoro.
Le pluralità delle modalità in cui lo smart working viene declinato è notevole.
Gli esempi di ABB e Bayer
Un caso originale è italiano, la ABB di Genova che ha sviluppato un sistema – “Ability”- per gestire in remoto la manutenzione predittiva nel settore navale ottenendo una riduzione fino al 70% dei tecnici di assistenza in reperibilità e fino al 50% della manutenzione.
Il risparmio è notevole, così come l’efficienza: ad oggi oltre 700 navi sono collegate ai centri operativi collaborativi (COC – Collaborative Operation Centers) ABB Ability™, 200 delle quali sotto monitoraggio continuo.

Già in occasione dell’articolo dedicato all’accordo aziendale sottoscritto tra Bayer ed i propri dipendenti emerse che il livello di produttività dei lavoratori che beneficiano dello smart working è pari se non migliore di quelli tradizionali, ma soprattutto i lavoratori coinvolti mostrano un maggiore appagamento a livello umano.
Questi sono 2 degli esempi più importanti del mutamento in corso, la realtà è un po’ più complessa e rigida per molte aziende ed i propri lavoratori.
Tuttavia qualcosa sembra muoversi sia nella Pubblica Amministrazione che nel Privato anche se il dato non è esaltante.
I dati dell’Osservatorio
Stando alle rilevazioni dell’Osservatorio sullo Smart Working sappiamo che lo SW è maggiormente diffuso nel settore privato, con aziende come la già citate Abb e Bayer, Europe Assistance, Sky, Tim, Enel, Ferrovie dello Stato, Siemens, Intesa Sanpaolo e tante altre che sperimentano con successo da anni lo strumento.
Nelle PMI è ancora ad un livello embrionale, ma complessivamente in Italia i lavoratori che beneficiano dello strumento sono 500.000.
Nelle PA si è arrivato ad un timido 16% di progetti di smart working, ma bisogna tenere conto che lo strumento è stato adottato solo nel 2017 con, prima con la Lgs. 81/2017 e la successiva direttiva n. 3 in materia di lavoro agile dell’allora Ministro Madia.

Il tema resta di forte attualità e fa emergere con forza gli effetti benefici indiretti che deriverebbero dall’adozione dello SW nelle PA: si pensi al decongestionamento delle grandi metropoli ed altri aspetti della quotidianità, l’alleggerimento del trasporto pubblico e l’ottimizzazione del tempo per il lavoratore che non dovrebbe più recarsi fisicamente in ufficio.
Da un punto di vista organizzativo sarebbe un modo per reimpostare il lavoro in funzione dei cicli produttivi e degli obiettivi anziché perseguire un modello che non sempre si rivela più efficiente in termini produttivi.
Smart Job, nell’ambito della propria organizzazione del personale, guarda con interesse all’agilità offerta dallo SW che rappresenta un valore aggiunto in termini di flessibilità e dinamismo all’interno della metodologia organizzativa del lavoro.