a cura di Ufficio Comunicazione
Su JoBlog ci siamo già occupati dell’impatto tecnologico sul lavoro 4.0, sia dal punto di vista dell’innovazione produttiva che dal punto di vista delle nuove professioni, con le nuove competenze richieste ed il loro ciclo, incluso il tema dell’obsolescenza.
Abbiamo analizzato il livello dell’innovazione tecnologica tenendo in considerazione diversi fattori ed indicatori, rilevando come il nostro paese sia contraddittorio anche in questo campo, ma con delle potenzialità enormi.
Le anticipazioni del Rapporto Anitec-Assinform 2019 sul digitale in Italia rafforzano questa convinzione, come dichiarato dal presidente dell’associazione delle imprese Ict di Confindustria, Marco Gay: “un sistema a due velocità, con imprese impegnate a innovare e ancora troppe entità, di piccole dimensioni, in netto ritardo e che frenano“.
In sintesi ci troviamo ina una situazione in cui competono 2 tipologie di soggetti con propensioni molto diverse tra loro: nel 2018 le grandi imprese hanno realizzato il 58,7%degli investimenti Ict, contro il 18,7% delle medie e il 22,6% delle piccole.
Innovazione ed occupazione: lo skills mismatch.
Al crescere degli investimenti, non corrisponde una crescita dell’occupazione di eguale entità, perché la mancanza di competenze specifiche in alcuni ruoli determina un mismatch tra domanda e offerta quantificabile in decine di miglia di posti di lavoro: i cosiddetti introvabili.
L’impatto economico a livello globale dell’applicazione dell’AI sul PIL dell’Area EU e dell’Italia nel prossimo decennio è chiaro : una vera e propria rivoluzione dalla quale non si può immaginare di restare esclusi, così come confermato da una recente stima di McKinsey ( 230 miliardi di Euro nel prossimo decennio solo nel nostro paese).
Una recente ricerca di Microsoft sottolinea come il 22% dei manager italiani delle aziende più innovative si aspetti una crescita oltre il 10% nel corso dei prossimi cinque anni, contro il 7% delle aziende meno innovative.
L’indagine ha coinvolto oltre 500 impiegati e 110 manager, evidenziando che il 95% delle aziende italiane è stata recentemente coinvolta in un processo d’innovazione, in primis di natura tecnologica.
Queste aziende risultano essere quelle più attrattive per i nuovi talenti, mentre le aziende con una struttura più tradizionale sono quelle affette da un maggiore turnover.
A fare da cornice in questo analisi c’è la consapevolezza che manchi una vera cultura digitale nel nostro paese che possa favorire il cambiamento.
La riorganizzazione degli incentivi Impresa 4.0
I principali player hanno accolto favorevolmente la proposta del MISE di trasformare gli incentivi per Impresa 4.0 (ex Industria 4.0) da annuali in triennali al fine di permettere una migliore programmazione.
Ad oggi il Piano nazionale Impresa 4.0 ha avuto un impatto poco significativo, come emerge dagli stessi report ministeriali.
Il settore Ict in Italia vale circa 2,2 miliardi di euro l’anno, per l’80% autofinanziato dalle imprese, per il 13% con capitali stranieri e solo per il 6% dal settore pubblico.

L’open innovation ed i temi legati all’Impresa 4.0 sono argomenti che stanno a cuore a Smart Job da tempo: già lo scorso anno fummo tra gli organizzatori ed i promotori del convegno ‘Il Fisco 4.0 e la filiera dell’open innovation’ perchè consci della necessità di dare nuovo impulso alla nostra economia che spesso risente eccessivamente del rifiuto al cambiamento.
Un limite enorme che rischia di isolare ulteriormente l’economia del Sud.