a cura di Ufficio Comunicazione
Il lavoro per molti è visto come un traguardo importante, un modo per affermare la propria individualità; per altri invece è fonte di frustrazione perché ci si ritiene sottopagati, magari perché non soddisfa le proprie ambizioni oppure semplicemente perchè lo si è accettato malvolentieri, per pura necessità.
D’altronde un celebre aforisma recita:” la felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa”.
Il rapporto tra lavoro e soddisfazione personale è stato oggetto, e lo è tuttora, di continui studi di vario tipo.
Al di là dell’aspetto di costume o del valore sociologico, queste analisi sono utili per valutare le evoluzioni del mercato del lavoro in paesi che creano delle tendenze a livello mondiale (USA, Cina per esempio) per misurare il “nostro” stato di salute o per calibrare meglio le nostre strategie di sistema in funzione delle nuove sfide o tendenze.
Lo spunto per questa analisi (volutamente dal tono “leggero”) ci viene fornito da una ricerca condotta negli Usa da Career Bliss (sito web https://www.careerbliss.com ) sulle 10 professioni più appaganti dal punto di vista economico e della soddisfazione umana e confrontarla con i risultati contenuti nella Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro- Istat del 2017 in cui è stata presa in esame l’opinione che i lavoratori esprimono relativamente alla propria attività lavorativa, in relazione al luogo di residenza e dei propri livelli di soddisfazione.
E’ doveroso sottolineare che i criteri con cui sono stati condotti gli studi sono piuttosto differenti dal punto di vista metodologico, tuttavia è possibile darne una lettura trasversale per comprendere quanta differenza ci sia dal punto di vista culturale – inteso in termini di valori morali, intellettuali e sociali condivisi- e professionale tra le 2 realtà comparate.
Lo studio Istat tiene conto del salario, della stabilità, dell’ambiente di lavoro, del numero di ore lavorate, dell’interesse per il lavoro svolto e del tempo impiegato per raggiungere il posto di lavoro.
Il Risultato è alquanto inaspettato:
Le 10 professioni più appaganti per gli italiani.
Posizione | Professione |
1 | Specialisti in discipline religiose e teologiche |
2 | Membri di organismi di governo e di assemblee con potestà legislativa e regolamentare |
3 | Operai addetti a macchinari fissi nell’ agricoltura e nella prima trasformazione dei prodotti |
4 | Professori di scuola primaria, preprimaria, e professioni assimilate |
5 | Dirigenti di organizzazioni di interesse nazionale e sopvranazionale |
6 | Docenti universitari (ordinari ed associati) |
7 | Direttori e dirigenti dipartimentali di aziende |
8 | Imprenditori ed amministratori di grandi aziende |
9 | Tecnici dei servizi ricreativi |
10 | Maestri di arti e mestieri |
La classifica di Career Bliss è stata elaborata analizzando 20.000 job review e tenendo conto dei seguenti fattori: rapporto di lavoro col capo, coi colleghi, ambiente di lavoro (ufficio, logistica, etc.), job resources, salario, crescita professionale, cultura aziendale, company reputation, attività giornaliere ed in generale autonomia nello svolgere il proprio lavoro.
Le 10 professioni più appaganti per gli statunitensi.
Posizione | Professione |
1 | Chief technology officer (CTO) |
2 | Directional driller |
3 | Senior engineer |
4 | Business development manager |
5 | Accounting manager |
6 | Senior software engineer |
7 | Senior manager |
8 | Vice President (VP) of sales |
9 | Product manager |
10 | Director of IT |
Dalla comparazione delle 2 ricerche appare ancora più evidente quanto sia forte l’incidenza che ha il fattore culturale nei giudizi espressi sul proprio lavoro.
Se nel caso di Career Bliss il salario ed il prestigio sociale, al netto dei fattori ambientali del posto di lavoro, hanno un peso determinante, nella rilevazione Istat emerge quanto per gli italiani siano altri i fattori che concorrono a determinare la felicità in relazione alla propria occupazione.
Nel rapporto viene evidenziato come svolgere la propria occupazione nel proprio territorio di origine sia uno dei fattori chiave per la propria soddisfazione, così come è singolare che nella rilevazione alla voce “guadagno” al primo posto svettino gli specialisti in discipline religiose o teologiche, mentre alla voce “il clima e le relazioni sul posto di lavoro” al top ci siano “Operai addetti a macchinari fissi nell’agricoltura e nella prima trasformazione dei prodotti agricoli”.
Insomma l’aforisma citato in precedenza offre uno spaccato più che significativo: per molti italiani la felicità (o più correttamente: la soddisfazione ed il livello di gradimento per il lavoro svolto) consiste nel volere ciò che si fa.
Una riflessione più seria c’impone invece di fare rilevare quanto il ruolo delle nuove tecnologie non sia ancora preponderante nelle professioni considerate dagli italiani, contrariamente a quanto rilevato negli USA da Career Bliss.
Gli incentivi per facilitare la transizione ci sono, tra i più recenti i contributi Unioncamere alle imprese per acquistare servizi di consulenza, formazione e tecnologie in ambito 4.0, ma il gap da colmare resta notevole.
Per un’analisi più dettagliata vi rimandiamo agli articoli precedenti.