a cura di Ufficio Comunicazione
Il 4 aprile 2019 la Commissione UE ha adottato il secondo pacchetto EIR (Environmental Implementation Review), il primo risale al febbraio 2017.
Si tratta di una revisione periodica che monitora l’implementazione delle politiche ambientali nei 28 Stati membri.
Per ogni nazione viene realizzata una relazione con le indicazioni specifiche , inclusa ovviamente l’Italia .
Il nostro paese è risultato al 19° posto nel quadro europeo di valutazione dell’innovazione del 2018, evidenziando un miglioramento di due punti rispetto al 2010.
Tuttavia il paese si collocava in una migliore posizione nel quadro di valutazione per l’ecoinnovazione nel 2017, nel quale era passato dalla decima alla settima posizione della classifica dell’UE-28.
Gli ostacoli.
Come menzionato nel riesame dell’attuazione delle politiche ambientali del 2017, vi sono due elementi che ostacolano l’ecoinnovazione e l’economia circolare in Italia:
- Il primo ostacolo è strutturale e riguarda problemi nel settore economico e tecnologico:
Il settore manifatturiero italiano è forte, ma il costo delle materie prime importate e la relativa incidenza sul costo finale dei prodotti sono alti.
Per tale motivo, tramite iniziative ecoinnovative, si potrebbe aumentare la produttività delle risorse e promuovere l’ecoinnovazione in riferimento a processi, prodotti e modelli di consumo.
- il secondo ostacolo è di ordine politico e regolamentare:
Lo scarso livello di ricerca, sviluppo ed investimenti ed il mancato sostegno pubblico a favore delle PMI che desiderano partecipare all’economia verde pregiudicano l’ecoinnovazione nel nostro paese.
Il tema centrale costituito dalla transizione verso l’economia circolare, riutilizzando il più possibile le risorse e riducendo al minimo i rifiuti residui.

Tutto sommato in Italia la sensibilità verso la Green Economy sta crescendo, seppure in maniera non così vivace come nel nord Europa.
Quanto vale la GE in Italia?
Nel nostro paese la GE vale il 2,4% del Pil e stando al Focus “Smart & Green” elaborato da Censis e Confcooperative, mentre I dati – elaborati dal sistema informativo Exclesior – raccontano di come, << da oggi al 2023, ogni cinque nuovi posti di lavoro creati dalle imprese attive in Italia uno sarà generato da aziende eco-sostenibili; oltre il 50% in più di quelli del digitale (che non riuscirà ad andare oltre 214 mila nuovi occupati), e il 30% in più di quelli prodotti dalla tutte le imprese della filiera salute e benessere (che si attesterà a 324 mila assunzioni)>>.
Nella relazione annuale sullo stato della GE del 2018 il Consiglio Nazionale della Green Economy, un think thank di elaborazione strategica composto da 65 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione Europea, ha ribadito il potenziale del comparto che potenzialmente potrebbe vedere un aumento occupazionale di 2,2 mln di unità nel prossimo quinquennio
Secondo la Fondazione Sviluppo Sostenibile i settori a più alto coefficiente occupazionale, considerando i prossimi 5 anni, sono le fonti rinnovabili con il 32% del totale degli occupati (circa 702.000 posti di lavoro diretti e indiretti), seguiti dall’agricoltura biologica e di qualità con il 18% del totale degli occupati (circa 393.000 posti di lavoro, in questo caso solo diretti), dalla rigenerazione urbana con il 12% (circa 255.000 posti di lavoro), dall’efficientamento degli edifici con il 9% (oltre 197.000 occupati); dalla riqualificazione del sistema idrico con l’8% (circa 178.000 posti di lavoro), dalla bonifica dei siti contaminati con il 5% (circa 117.000 posti di lavoro).
Senza trascurare il settore rifiuti, incentrato sul passaggio dall’economia lineare a quella circolare con il 5% degli occupati, la mobilità sostenibile e l’eco-innovazione entrambe con il 2% di posti di lavoro e infine la prevenzione del rischio idrogeologico con lo 0,7% degli occupati.
Un importante studio di Mc Kinsey mostra che tra il 60 e l’80% delle risorse viene sprecato all’interno del percorso lineare estrazione-produzione-consumo-rifiuto.
La necessità di una cultura “Green“.
Per ridurre questo enorme spreco c’è bisogna di una vera e propria rivoluzione produttiva ed educazione al consumo, incluso il design del packaging, la durata dei prodotti, la lunghezza delle filiere, etc.
Investire in energia pulita, trasporti sostenibili, nel patrimonio forestale ed in un’agricoltura eco-compatibile è essenziale per raggiungere gli obiettivi di lotta alla povertà concordati a livello internazionale e rappresentano la maggiore opportunità di emancipazione economica per gli stati più poveri su cui ormai concordano pressoché tutti.

Un esempio pratico è rappresentato dalla Costa Rica, le cui politiche e investimenti “green oriented” hanno saputo innescare un ampliamento delle aree protette e dei parchi nazionali, che attualmente ricoprono oltre il 25 per cento della superficie totale del paese.
La conseguenza è stata un boom nel settore dell’eco-turismo attirando oltre un milione di visitatori e generando ben 5 milioni in entrate annualmente.
Gli studi, tra cui “A Brief for Policymakers on the Green Economy and the Millennium Development Goals” elaborato qualche anno fa dall’Unep, indicano che le comunità costaricane che vivono all’interno o nelle vicinanze dei parchi nazionali hanno salari più alti e tassi di povertà più bassi.